Il sistema nervoso degli esseri viventi non è strutturato per sopportare situazioni di forte stress per un periodo troppo lungo, pena uno stato di sopraffazione sia a livello fisico che psichico; in questo periodo di isolamento e forzata astensione dal lavoro per la maggior parte delle persone, con un orizzonte temporale incerto, anche chi non ha fatto particolari percorsi introspettivi si può rendere conto di quanto sia diverso ciò che racconta la mente rispetto a quello che ci trasmette il corpo. Non basta sentirsi dire di non preoccuparsi, di pensare ad altro, di pensare positivo per abbassare in modo significativo il nostro stato di tensione e paura, stato che può anche sfociare in angoscia o panico. Questo perché ciò che è frutto della mente razionale molto raramente coincide con la nostra percezione viscerale, e in questo periodo è più facile coglierne l’incongruenza.
L’immobilità, che è una delle più antiche strategie istintive di difesa, rappresenta l’estremo tentativo del Sistema Nervoso per conservare l’energia vitale in situazioni dove è in grave pericolo la sopravvivenza dell’individuo. Tale sistema funziona anche in presenza di grande intensità ma solo per brevi periodi. Quando invece rimane attivato per lungo tempo, come sta succedendo attualmente, si può rimanere intrappolati, congelati nel grigiore di un limbo che ci tiene lontani dal nostro sé più profondo e dalla consapevolezza di essere “vivi”. La conseguenza più drammatica di questo stato di immobilità è che lo choc che ne deriva viene registrato a livello inconscio anche se non ce ne rendiamo conto razionalmente.
Gli studi di P. Levine hanno evidenziato che gli animali selvatici da preda non sviluppano la sindrome da stress post traumatico (PTSD) poiché in natura le situazioni dov’e in gioco la vita sono generalmente molto rapide: l’animale che riesce a sopravvivere scarica l’energia accumulata dal Sistema Nervoso Centrale per far fronte al pericolo, senza pertanto riportare esiti traumatici. Ciò che succede in natura purtroppo non appartiene più al mondo degli umani, troppo repressi dal punto di vista istintuale e assoggettati a vivere in un sistema lontano da quei perfetti meccanismi che regolano l’esistenza in tutti i suoi aspetti. Per capire come funzioniamo e per renderci conto del prezzo che stiamo pagando, importanti risultano gli esperimenti riportati già negli anni ‘70 da G. Gallup e J. D. Maser che riguardano la comprensione del trauma: se un animale viene contemporaneamente esposto alla paura e bloccato nel movimento, il periodo di immobilità successivo alla cessazione della costrizione fisica aumenta sensibilmente. Esiste una congruenza quasi perfetta tra il livello di paura sperimentato dall’animale mentre gli viene impedito il movimento e la durata dell’immobilità; se però c’è un potenziamento di questa immobilità, la naturale capacità di autoregolazione dell’organismo viene inibita e si crea uno stato di traumatizzazione cronica che tende ad autoalimentarsi, provocando vari tipi di sintomi. Anche gli esperimenti di Pavlov ai primi del ‘900 dimostrarono che gli animali da laboratorio, mantenuti in condizioni di forte stress, perdono la capacità innata di autoregolazione e restano facilmente traumatizzati. Partendo già da una base “normale” di diffusa dissociazione dal corpo e costretti dalla situazione contingente a rimanere chiusi in casa, per di più bloccati sul piano del coinvolgimento sociale, patiamo nostro malgrado effetti che in natura solo raramente si osservano.
Tutto ciò produce uno stato di traumatismo cronico dal quale si può uscire servendosi di Somatic Experiencing, un metodo specificatamente dedicato alla risoluzione dei traumi e degli shock emotivi. Prendersi cura di noi stessi in questo periodo è ancora più importante proprio perché ritrovarsi bloccati in un vortice traumatico ci rende vulnerabili, incapaci di essere creativi e di rimanere connessi alla nostra pulsante forza vitale. Le sessioni di Somatic Experiencing on line sono un’ottima opportunità per lavorare in tempo reale sulle inevitabili ripercussioni di questa situazione: potenziando il senso di sicurezza e sperimentando il calore di un supporto, seppur a distanza, impareremo a sfruttare le energie prodotte e disperse da uno stato traumatico cronico, per creare un controvortice di energie vitali da utilizzare nel presente, per costruire un futuro migliore partendo da noi stessi.
Dott. Fabio Miotto – Studio Miotto Osteopata
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