Cos’è l’effetto Placebo e come utilizzarlo per migliorare la nostra vita
Nel 1° corso sul POTERE DELL’INTENZIONE abbiamo compreso come tutto sia energia, come questa energia possa influenzare la materia e produrre effetti fisiologici clinicamente testati. Quindi i nostri pensieri, l’intenzione che mettiamo, i comportamenti e naturalmente le parole che utilizziamo, possono tradursi in benefici o danni, ovverosia indurre un effetto placebo o un effetto nocebo. Cerchiamo di capire un po’ meglio cos’è l’effetto placebo.
Circa a metà dell’800 la comunità scientifica aveva sviluppato la consapevolezza che la maggior parte delle cure utilizzate non avevano alcun effetto terapeutico e che le guarigioni erano riconducibili sostanzialmente ad una regressione spontanea della malattia stessa o ad un effetto di suggestione psicologica. La storia della medicina probabilmente coincide con quella del placebo poiché la maggioranza delle terapie fondavano la loro presunta efficacia sul semplice contatto umano, che si traduceva poi in un potente antidoto per ridurre l’ansia e di conseguenza il dolore.
Per questo motivo ad un certo punto si iniziò ad utilizzare il termine “placebo”, dal latino “piacerò”, poiché in effetti i medici, con lo scopo di far piacere ai pazienti, utilizzavano finte cure per placare le loro inquietudini. Al giorno d’oggi il termine “placebo” viene utilizzato con il significato di “finto”, quindi la terapia placebo è una terapia finta, rispetto ad una terapia vera, ad esempio farmacologica. I trials clinici in campo farmacologico sono utilizzati per verificare l’efficacia di un farmaco: per fare questo si mette a confronto un farmaco con il placebo e se il farmaco produce benefici superiori al placebo si dice che il farmaco è efficace.
Gli studi sono normalmente effettuati in “doppio cieco”, quindi vengono creati 2 gruppi omogenei di pazienti e nessun paziente di entrambi i campioni è a conoscenza se assumerà il farmaco o il placebo (“cieco semplice”). Poiché è stato dimostrato che anche determinate informazioni conosciute dallo sperimentatore possono influenzare e quindi invalidare l’esperimento, come ad esempio quando il medico sa che sta somministrando il placebo al posto del farmaco, sia i pazienti di entrambi i gruppi, sia il medico devono ignorare quelle informazioni che potrebbero falsare i risultati dell’esperimento (“doppio cieco”).
In realtà in medicina ci si è resi conto che il “placebo” non è solo un farmaco finto, bensì fa parte di quello che viene chiamato rituale terapeutico: il contesto psico-sociale, l’ambiente ospedaliero, la vista di medici e infermieri, i macchinari, l’odore dei farmaci utilizzati, oltre naturalmente alle parole del personale sanitario, possono alimentare nel paziente la componente psicologica che infonderà fiducia, aspettative positive e la speranza di una rapida guarigione.
Dal momento che l’effetto placebo dipende in gran parte da suggestioni psicologiche e dal contesto psico-sociale che accompagnano ogni approccio curativo, anche per le medicine alternative e olistiche valgono le stesse considerazioni fatte per la medicina ufficiale. E’ dimostrato come suggestioni verbali diverse possano indurre sia aspettative positive che aspettative negative: la qualità dell’interazione terapeuta-paziente è quindi fondamentale, perché così come parole positive favoriscono aspettative positive (effetto placebo), parole negative causano reazioni diametralmente opposte all’effetto placebo, il cosiddetto effetto nocebo.
Le neuroscienze hanno compreso che il placebo usa le stesse vie biochimiche dei farmaci, o meglio, i farmaci sono riusciti ad emulare gli stessi meccanismi del placebo: nella storia evolutiva della specie umana sono arrivate prima le parole dei farmaci e tutti i rituali che da tempo immemore abbiamo imparato, anche se sappiamo essere finti, ci condizionano producendo risposte fisiologiche reali. Fabrizio Benedetti, professore ordinario di Neurofisiologia e uno dei massimi studiosi dell’effetto placebo, pone una domanda e cioé se “il placebo cura oppure può semplicemente migliorare la qualità della vita attraverso la riduzione dei sintomi”. La risposta è che “per quanto ne sappiamo oggi vale la seconda ipotesi”.
C’é ancora molta strada da fare, poiché la scienza non ha ancora chiarito ad esempio come mai la componente psicologica, che è alla base dell’effetto placebo, in certi casi sia determinante e in altri casi risulti praticamente nulla. Quindi, per finire, l’effetto placebo dà un importante contributo solo a livello sintomatico, oppure racchiude in sé altre potenzialità per migliorare la nostra vita, permettendoci di diventare davvero più artefici del nostro destino? Scopriamolo insieme, iscrivendovi al 2° corso dedicato all’ EFFETTO PLACEBO!
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