Carissimi, durante il mese di Settembre è uscita un’intervista dove sono stato interpellato come esperto per parlare di paura, ansia e Covid-19. Vi riporto di seguito l’articolo in versione integrale, pubblicato sul mensile trentino UCT, Uomo Città Territorio – numero 538. L’intervista è stata condotta dalla freelance Sara Trevisan.

“Se dovessi scegliere una parola chiave per definire il 2020, probabilmente sceglierei “paura”. L’abbiamo avvertita serpeggiare nelle nostre case da marzo in poi, tra un notiziario e l’altro, a causa dell’emergenza sanitaria del Coronavirus; ha continuato a mostrarsi nella strumentalizzazione degli sbarchi di immigrati, attraverso la violenza subita dalle minoranze in America, la violenza esercitata sulle donne. Paura, paura, paura… del virus piccolo e invisibile, dell’untore, del diverso, dell’alternativo, dell’ignoto. La paura in quanto emozione fa parte di noi e ora mi chiedo: com’è stata influenzata dal Covid e cosa ci aspetta nell’immediato futuro?

Per affrontare l’argomento da un punto di vista privilegiato ho chiesto l’intervento del Dottor Fabio Miotto, terapeuta plurititolato in ambiti quali fisioterapia, osteopatia, Somatic Experiencing e molto altro. Vediamo assieme a lui di definire la paura e come ci sta condizionando in questo periodo.

Ciao Fabio, ti ringrazio per aver deciso di intraprendere con me questo cammino all’interno delle emozioni fondamentali dell’essere umano. Prima di passare al piatto forte, ti chiederei di spiegarmi cos’è che ti ha spinto a iniziare il tuo percorso professionale.

“Certamente! È presto detto: ho seguito il mio fiuto. Lungo il mio percorso di formazione ho cercato di rispondere alle domande che via via nascevano spaziando per questo motivo tra diverse discipline. In quest’ottica, quindi, sono partito dalla fisioterapia per poi approdare ad ambiti molto diversi come l’osteopatia o Somatic Experiencing, approfondendo tematiche molto interessanti come le Leggi Biologiche, l’approccio strategico alla terapia e le Costellazioni Familiari.”

Puoi parlarmi del tuo approccio al paziente?

“Potremmo dire semplificando che da una parte c’è quello che posso fare io, dall’altra quello che può mettere in campo la persona. Generalmente vengo contattato come osteopata per risolvere un problema e il cliente si aspetta di rimanere sostanzialmente passivo al trattamento, cosa assolutamente normale in campo terapeutico. Questa medicina olistica è molto valida e consente di lavorare in maniera non invasiva, senza l’utilizzo di farmaci, aghi o quant’altro, inviando manualmente delle informazioni al sistema nervoso centrale affinché esso possa avviare un più efficace processo di autoguarigione. Poi abbiamo la seconda parte, quella dove il paziente, accompagnato dal terapeuta, ha la possibilità di lavorare attivamente su se stesso per iniziare nel concreto a prendere in mano il suo destino. Questo aspetto richiede di entrare maggiormente in gestione dell’inconscio, ovverosia del sistema autonomo che rappresenta il 95% di noi, di cui spesso non sappiamo nulla e che però ci determina, condizionando le nostre scelte e il modo in cui viviamo la nostra quotidianità.”

Veniamo a noi: cos’è la paura?

“La paura è la prima e più antica sensazione di base, indispensabile per la vita, assieme a dolore, piacere e rabbia. Nessuno può evitarla. In passato la psicologia cercava di contrastarla, perché era fonte di disagio per le persone. Successivamente l’approccio è cambiato e ci si è resi conto che la sua esistenza in realtà è una fortuna: quello che per noi costituisce un problema è il suo eccesso, che si parli di troppa o troppo poca paura. La paura sana, che abbiamo di default, è quella che il nostro sistema nervoso autonomo attiva solo di fronte al pericolo reale, quando l’organismo mette in gioco tutte le sue risorse per sopravvivere in risposta a uno stimolo ambientale. Purtroppo però nel mondo umano le cose sono più complesse di così: le nostre paure risultano mediate da tutte le informazioni che ci sono state inculcate fin da bambini, per cui col tempo iniziamo ad aver paura di cose che non hanno niente a che vedere con la nostra biologia. Se fin da piccola fossi stata abituata a pensare che i gatti sono mortali, se te ne entrasse uno nella stanza ti butteresti fuori dalla finestra. La paura inerisce all’istinto di sopravvivenza, che si traduce nel fuggi, combatti o fingiti morto. Peter Levine, medico e psicologo affermato, aveva notato che gli animali da preda non sviluppano depressione, crisi di panico, ansia. Tutti li cacciano, sono sempre in allerta, eppure raramente manifestano sintomi patologici. Come mai? E allora come mai noi, che viviamo nel lusso e nell’agio, siamo pieni di ansia e costretti a ricorrere spesso a psicoanalisti e psicologi? Perché in realtà viviamo in un sistema che non ha più niente di bio-logico, di “logico per la vita”, abbiamo perso la capacità di prendere decisioni nel rispetto del nostro corpo, dal momento che non siamo più in grado di ascoltarlo. Per questo motivo le nostre reazioni sono assimilabili a quelle di un animale in gabbia. Pensiamo di essere liberi, in una condizione ottimale, ma in realtà manifestiamo sintomi equivalenti a quelli degli animali nei circhi o da laboratorio.”

Come metteresti in relazione paura e Covid?

“Si tratta di un argomento molto complesso e partirei dicendo che alla base della paura troviamo l’ignoranza. Immagina la situazione: qualcuno arriva e inizia a dire che vi è una malattia molto potente e che può uccidere tutti: è chiaro che se non so di cosa si tratta, non ho strumenti per orientarmi, sarò facile preda della paura. È quello che è successo. Inoltre adesso si sta creando una psicosi di massa a causa dell’effetto nocebo (ovvero la risposta patologica dell’organismo di fronte a un’eventualità presunta come negativa). I media stanno alimentando quella che viene definita ansia anticipatoria, dicendo che con l’arrivo dell’autunno il Covid-19 potrebbe rafforzarsi e diventare più pericoloso. Quest’ansia attiva le aree della paura nei lobi prefrontali, ponendoci in uno stato di iperallarme. In più viene secreta una molecola che amplifica il dolore, la CCK che, nel caso in cui accadesse qualcosa, questo qualcosa verrebbe esasperato portando l’organismo a reagire in modo eccessivo. Questo è l’effetto nocebo e la comunicazione adottata negli ultimi mesi può portare appunto a fenomeni di psicosi di massa.”

Come possiamo difenderci?

“La prima cosa da fare è informarsi e non dare nulla per scontato. Ribadisco: la paura nasce anche dall’ignoranza. Quando si cerca di informarsi, poi, bisogna farlo con discernimento senza preconcetti, per non cadere nella tentazione di accettare la prima cosa che si trova perché assolve allo scopo di metterci tranquilli. Le persone che si informano vengono spesso attratte magneticamente da questo genere di notizie perché cercano le informazioni che semplicemente confermano i loro preconcetti. Informarsi vuol dire vedere la stessa cosa da più prospettive, in modo da iniziare a costruire un pensiero proprio, non condizionato dalle informazioni spesso monotematiche che ci arrivano principalmente tramite i mass media. Vuol dire imparare a prendere in considerazione informazioni diverse da quelle che conosciamo e che in prima battuta il nostro cervello razionale tende a scartare perché troppo diverse e quindi potenzialmente pericolose, e che di fatto invece è ciò che ci permette di uscire dall’ipnosi e aumentare le nostre possibilità di scelta.”

È possibile dire a questo proposito che nella nostra epoca ci sia un eccesso di informazione che non aiuta?

“Assolutamente sì, l’eccesso di informazione azzera l’informazione stessa. E internet è disorientante. Nonostante adesso abbondino gli strumenti di comunicazione, soprattutto rispetto al passato, informarsi è diventato ancora più difficile, perché non si capisce a chi affidarsi. Tra mille proposte come facciamo? Le proviamo tutte? Allora dobbiamo essere sufficientemente competenti per poterci orientare. Bisogna vedere le cose da più prospettive e accettare anche quelle che ci conducono fuori dalla nostra comfort zone. Dobbiamo cominciare a farci una nostra idea: per ridurre la paura e riportarla entro limiti fisiologici normali la prima cosa da fare è mettere mano alle sovrastrutture mentali e quindi informarsi non in modo affrettato e approssimativo, ma verificando accuratamente tutte le informazioni a disposizione.”

Ringrazio il Dottor Fabio Miotto per aver trattato assieme a me la paura, soprattutto in relazione al Covid-19. Abbiamo compiuto un piccolo passo ulteriore verso una maggiore consapevolezza su ciò che siamo, a livello emozionale, mentale e fisico. Nonostante la paura sia un’emozione legittima da riconosciuta e accettare, non bisogna permetterle di dominare la nostra vita. Un ottimo antidoto in questo senso è l’informazione.”