Articolo pubblicato sul mensile trentino UCT – Uomo Città Territorio – numero 539

PIACERE. ‘In questo momento…’

‘Sono consapevole che dovrei occuparmi maggiormente della mia salute, ma in questo momento…’ nel mondo imperversa il Covid-19, mi hanno messo in quarantena, ho appena perso il lavoro, mia mamma sta male e devo badare a lei, arriva l’inverno, devo fare la legna, senza considerare il bollo auto e la riparazione della caldaia. Questi sono solo alcuni dei mille argomenti comunemente raccontati al terapeuta dal paziente messo di fronte allo stimolo di agire per migliorare la sua condizione. È incredibile, ma sembra sempre che ci sia qualcosa di più importante e prioritario che si frappone tra noi e
il nostro benessere.
A maggior ragione adesso, con le nuove restrizioni attuate dal governo per la salvaguardia della salute pubblica, potrebbe sembrare che nessuno di noi abbia più la possibilità di fare alcunché per se stesso o per gli altri. L’orizzonte sembrerebbe tingersi di sfumature ancora più fosche nel considerare ciò che ci procura piacere. Se siamo confinati a casa, è possibile sentirsi bene traendo godimento anche da piccole cose alle quali nella nostra quotidianità non attribuiamo il dovuto valore? La risposta istintivamente sembra essere scontata: no. Ma è davvero così?
Assieme al Dottor Fabio Miotto, col quale avevamo iniziato nel numero precedente un viaggio all’interno delle sensazioni di base dell’essere umano, proseguiremo proprio con la trattazione del tema del piacere per scoprire se sia davvero così difficile coltivarlo, soprattutto considerando il difficile periodo che stiamo vivendo.


“Riprendendo quello che hai scritto a inizio intervista, Sara, molti miei clienti, seppur sofferenti, non riescono nemmeno ad immaginare di fare attivamente qualcosa: ‘in questo momento non posso occuparmi della mia salute, poiché prima devo superare questi impedimenti…forse successivamente potrò pensare di…’ Ti assicuro che questo è un enorme problema, perché il momento presente è l’unico in cui noi possiamo decidere di cambiare il nostro futuro. Visto che le parole non sono mai neutre, quando le persone esordiscono dicendo ‘in questo momento…’ significa che stanno rinviando al domani
la possibilità di mettersi in gioco. È chiaro che se siamo bloccati nelle nostre paure e la situazione all’esterno diventa via via più difficile, provocando la sensazione di essere senza via d’uscita, ciò aumenterà le nostre resistenze, e se noi non saremo sufficientemente vitali rischieremo di cedere psicologicamente e fisicamente. Per far fronte a tutto questo bisogna essere appunto vitali e creativi, e non esiste un ‘farmaco’ venuto dall’esterno capace di risolverci la situazione. La risposta va cercata
dentro di noi, attingendo al nostro potenziale inespresso. Questo va fatto subito, adesso, qui ed ora, perché ripeto: è solo nel momento presente che abbiamo la possibilità di cambiare qualche cosa, diventando creativi e aumentando così le nostre possibilità di non farci schiacciare dagli eventi .”

Il Covid-19 quindi può divenire una nuova scusa da addurre per non agire?

“Spesso utilizziamo scuse o alibi per evitare di affrontare i problemi, ma non bisogna giudicare negativamente gli altri per questo, soprattutto se sono già in grande difficoltà. Certo, da una parte è necessario smettere di procrastinare il cambiamento, dall’altra bisogna evitare di attribuire agli altri la totale responsabilità per ciò che di male ci accade. Anche questo punto è importante ed è vero in generale: se attribuiamo agli altri la causa totale dei nostri mali, automaticamente ci priviamo della
possibilità di agire per modificare la nostra realtà. Inoltre, parlando del piacere, dobbiamo renderci conto che non è possibile vivere senza piacere, per cui perfino in un momento come questo è d’obbligo riuscire a trovare il suo appagamento, anche nelle piccole cose. Per uscirne bene da questa situazione dobbiamo attingere alle sue potenzialità: è una delle quattro sensazioni primarie dell’essere umano, insieme a paura rabbia e dolore, per cui non ne possiamo fare a meno.”

E quindi, Fabio, come fare in questo periodo?

“Fino all’altro ieri siamo vissuti in una società che apparentemente ci metteva a disposizione ogni tipo di piacere: auto, viaggi, oggetti, case, cinema… con l’arrivo della situazione emergenziale le varie fonti di piacere sono state improvvisamente ridimensionate. Di primo acchito tutto ciò potrebbe ragionevolmente essere vissuto in maniera negativa, però invito a considerare un nuovo punto di vista: sono venute meno le distrazioni, seppur piacevoli, che ci impedivano di focalizzarci su ciò che è davvero importante, ovvero noi stessi. Nel tempo siamo stati indotti ad anestetizzare le nostre angosce e i nostri tormenti con delle ‘tentate soluzioni’, dandoci l’illusione di avere il controllo delle nostre emozioni. Ora che questi piaceri
non sono più accessibili come prima, alcune persone sono entrate in una sorta di crisi d’astinenza. Tra l’altro, piccolo excursus simpatico, anche l’astinenza può essere considerata una sorta di piacere. L’astinenza reiterata in certi casi diventa essa stessa un piacere. Tornando a noi, per non farci travolgere dalla portata degli eventi e dalla paura, esorto tutti a ricercare il piacere nelle ‘cose semplici’, intraprendendo un viaggio che non è fuori ma dentro noi stessi. Un percorso di crescita, un percorso che ci porti a relazionarci con la peggior compagnia che esista al mondo e cioè noi stessi, perché questo
percorso ci può permettere di creare un futuro differente, ci può permettere di vibrare a frequenze diverse e ad accedere a emozioni più elevate. E sentire di avere delle chance anche in un momento dove apparentemente sembra che non ce ne siano. Senza piacere non si può essere felici.”

Cosa intendi dire quando affermi che il piacere non va cercato fuori di noi, ma dentro?

“In un certo senso non è necessario cercare una cosa al di fuori di noi per provare una determinata emozione. Normalmente accade qualcosa di bello che ci fa provare una certa emozione, a quel punto cerchiamo di capire qual è stata la causa del piacere e cerchiamo di riprodurla. Causa ed effetto. In realtà noi possiamo produrre volontariamente delle emozioni legate a un evento anche se esso non sta realmente avvenendo. Immaginiamo qualcosa e proviamo piacere. Quando ripensiamo a qualcosa e diciamo ‘quella persona mi ha fatto provare queste cose’ stiamo accedendo a dei ricordi, quindi a delle
sensazioni, quindi a delle emozioni. Nel momento in cui riusciamo a rievocare o a vivere le emozioni dentro di noi a prescindere da quello che c’è fuori, poi ‘il fuori’ si adatterà in funzione di quello che c’è dentro di noi. Cambierà la realtà al di fuori di noi.”

Che suggerimento daresti in definitiva a chi ci legge?

“Penso che questo periodo ci offra una grande opportunità di utilizzare il tempo che abbiamo a disposizione per lavorare su noi stessi. Sono venute meno le scuse che adduciamo comunemente per evitare di prendere in mano la nostra vita, per cui possiamo finalmente riappropriarci delle nostre risorse interiori e dedicarle a qualcosa di più elevato. Possiamo decidere di sfruttarle anche per formarci, per imparare nuove cose, e in questo senso il mondo online mette a disposizione un gran numero di proposte.”

Ringrazio il Dottor Fabio Miotto per averci dato nuovamente la disponibilità a trattare con noi di UCT una
tematica così importante e speriamo di avervi fornito degli ottimi spunti di riflessione.